domenica 13 novembre 2011
lunedì 7 novembre 2011
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Da: lo Straniero <antonio.socci.web@gmail.com>
Data: 07 novembre 2011 09:02:32 GMT+01:00
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Oggetto: Lo Straniero - Il blog di Antonio Socci
Lo Straniero - Il blog di Antonio Socci
Cosa fare di fronte al disastro
Posted: 06 Nov 2011 07:47 AM PST
Alluvioni e disastri materiali (due in dieci giorni) si sommano a alluvioni e disastri economici e finanziari e tutti insieme, proprio nelle stesse ore, sconvolgono questa povera Italia, "nave senza nocchiero in gran tempesta", facendo dilagare insicurezza, angoscia, paura del futuro, smarrimento.
Possibile che proprio nel 150° anniversario della costruzione dello stato unitario degli italiani si debba rischiare il baratro quando tutti sanno, nel mondo, che la nostra è un'economia forte? I disastri naturali arrivano esattamente nei giorni più cupi ad alimentare smarrimento e depressione.
Fra i flutti minacciosi del mare in tempesta, tutti cerchiamo la stella polare per ritrovare la rotta e tutti guardiamo al timone, che sembra abbandonato a se stesso. Ma soprattutto tutti ci chiediamo cosa ognuno di noi possa fare, perché di certo ognuno di noi può fare qualcosa, anche senza rimetterci un euro.
Questa, fra l'altro, è la felice intuizione del signor Giuliano Melani che ha invitato tutti gli italiani a comprare, lunedì prossimo, i titoli pubblici dello Stato (il risparmio degli italiani è fra i più alti nel mondo).
Una strada semplice e facile, ma geniale (e pure conveniente) per una prima uscita dal rischio fallimento. E' noto infatti che il Giappone è enormemente più indebitato di noi: lì il rapporto debito/pil è addirittura al 223 % e quello fra deficit e pil è al 7,50 %.
Ma il Giappone non incorre nelle punitive speculazioni del mercato e nelle umiliazioni di altre potenze proprio perché tutto il debito pubblico è allocato nelle mani dei risparmiatori giapponesi.
Dunque il "teorema Melani" dovrebbe farci aprire gli occhi. Più in generale dovremmo capire che impegnarsi (utilmente) invece che (inutilmente) indignarsi è il primo passo di una riscossa civile e di un soprassalto di dignità nazionale.
Anche perché è ben difficile confidare nei politici e nelle élite (considerata pure la disastrosa prova che stanno dando oggi, come nel passato).
Costoro dovranno cambiare radicalmente per riguadagnarsi la nostra fiducia. Ma anche noi dovremo cambiare.
La "malattia" italiana attuale è anzitutto una malattia spirituale e morale, perché il Paese ha tutte le risorse materiali per tappare le falle apertesi nella nave e riprendere la navigazione.
Occorrono qualità umane (disinteresse, dedizione al bene comune, sapienza, dignità, senso di responsabilità, spirito di sacrificio, onestà e solidarietà) più ancora che risorse finanziarie.
Lo ha sottolineato ieri lo stesso presidente della Repubblica quando ha detto che per uscire dalla crisi bisogna "ritrovare la strada della coesione sociale e nazionale".
Ha aggiunto: "Bisognerà cambiare molte cose nel modo di governare, produrre e lavorare, vivere e comportarsi di tutti noi", "indispensabile sarà lo spirito di sacrificio e lo slancio innovativo, affrontando anche decisioni dolorose che potranno apparire impopolari".
Napolitano ha concluso: "L'Italia non può trovare la sua strada in un clima di guerra politica. È indispensabile riavviare il dialogo tra campi politici contrapposti".
Quello che serve è una rinascita spirituale e morale, perché le risorse economiche per far fronte ai problemi ce le abbiamo già. Ma allora a chi rivolgersi per ritrovare energie morali che possano far cambiare la mentalità di una classe dirigente e di un popolo? A chi guardare?
Anche la Chiesa è chiamata a dare il suo prezioso contributo per il suo millenario rapporto di maternità col nostro popolo. Ma qual è il primo contributo che i cattolici possono dare al bene comune?
C'è anzitutto la loro operosità (la si vede in atto anche a Genova in queste ore), c'è la carità, che sostiene tante situazioni di sofferenza e di bisogno. La loro è una presenza preziosa e indispensabile anche fra i giovani.
Ma il primo contributo dei cristiani al bene di tutti – ci ha spiegato il papa – è la fede, che si esprime anzitutto con la preghiera e che sta alla base anche della carità.
Il popolo cristiano lo sa. Vorrei dunque girare al cardinale Bagnasco, presidente della Cei, e a tutta la Chiesa italiana, l'appello che mi è stato rivolto da tanti lettori che mi hanno scritto, perché venga indetta in tutte le chiese del paese una grande giornata di preghiera per l'Italia.
Magari con qualche gesto solenne alla santa casa di Loreto (perché l'Italia è la seconda patria della Regina del Cielo) e presso i nostri santi protettori, ad Assisi, alla tomba di san Francesco, e a Santa Maria sopra Minerva, a Roma, dove è sepolta santa Caterina.
So che ad alcuni sembrerà illusorio l'appello alla preghiera, ma il problema è che sembrerà fuori luogo anche a tanti ecclesiastici e a tanti "cattolici impegnati", i quali credono che il contributo che i credenti possono dare al bene comune sia anzitutto un discorsetto sociologico (o magari qualche convegno che permetta a certuni di mettersi in luce per prenotarsi poltrone o ricollocarsi per salvare posizioni di potere).
Invece il vero e più prezioso tesoro che i cristiani portano al bene comune è anzitutto la preghiera e la conversione. Perché la benedizione di Dio – come disse il Papa quando esplose la crisi finanziaria negli Stati Uniti e crollarono imperi finanziari – è l'unica certezza che non viene meno, che non tradisce, che protegge, che illumina e porta pace e bene per tutti.
L'antico popolo d'Israele vinceva le sue battaglie contro i nemici quando Mosè teneva le mani alzate in preghiera. Così anche la Chiesa sa, da sempre, che la preghiera è una forza potentissima. Basti dire che Benedetto XVI – sulla scia di Giovanni Paolo II – nei giorni scorsi ha di nuovo messo in relazione il crollo incruento delle dittature comuniste del 1989 con la preghiera dei cristiani e dei martiri.
E la Madonna – a Fatima e a Medjugorije – ha ripetuto che la preghiera ha perfino il potere di fermare o allontanare le guerre (anche se certe élite cattoliche sembrano ignorarlo).
Infatti nel Motu proprio con cui indice l' "Anno della fede", Benedetto XVI scrive: "Capita non di rado che i cristiani si diano maggior preoccupazione per le conseguenze sociali, culturali e politiche del loro impegno, continuando a pensare alla fede come un presupposto ovvio del vivere comune".
Mentre "questo presupposto non è più tale". Se qualche cattolico non crede nell'immensa forza della preghiera la fede manca anzitutto a lui.
Chi aveva molto chiaro tutto questo era un uomo, don Luigi Giussani, che pure aveva insegnato a una generazione di cattolici a impegnarsi negli ambiti sociali, culturali, civili e politici.
Quindici anni fa, nel 1996, quando l'Italia attraversò un'altra crisi – ma molto meno grave di quella attuale – don Giussani lanciò, come iniziativa pubblica, proprio un gesto di preghiera alla Madonna di Loreto e ai Santi Patroni per la salvezza del nostro Paese.
Si spiegò con queste parole in un'intervista alla Stampa:
"la situazione è grave per lo smarrimento totale di un punto di riferimento naturale oggettivo per la coscienza del popolo, per cui il popolo stesso venga spinto a ricercare le cause reali del malessere e a salvarsi così dagli idoli. Questo smarrimento comporta una inevitabile, se non progettata, distruzione dello stato di benessere, che risulta così totalmente minato nella tranquillità del suo farsi. Perché riprendere, bisogna pur riprendere!".
Sembrano parole pronunciate oggi. Nei grandi cristiani il realismo fa a braccetto con il totale affidamento a Dio (non con le chiacchiere sociologiche).
Del resto nella storia delle nostre città e del nostro popolo, per secoli, l'incombere delle avversità (epidemie, guerre, terremoti, alluvioni, carestie) ha sempre indotto la nostra gente a raccogliersi nelle chiese e affidarsi alla Madonna e ai santi della nostra terra.
E gli innumerevoli santuari e le tante immagini votive ricordano quante volte il popolo è stato soccorso, quante volte sono state scongiurate tragedie e quante volte sono stati illuminati coloro che potevano determinare il bene o il male di tutti.
Antonio Socci
Libero, 6 novembre 2011
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domenica 6 novembre 2011
Cari fratelli e sorelle! Le Letture bibliche dell'odierna liturgia domenicale ci invitano a prolungare la riflessione sulla vita eterna, iniziata in occasione della Commemorazione di tutti i fedeli defunti. Su questo punto è netta la differenza tra chi crede e chi non crede, o, si potrebbe ugualmente dire, tra chi spera e chi non spera. Scrive infatti san Paolo ai Tessalonicesi: «Non vogliamo lasciarvi nell'ignoranza a proposito di quelli che sono morti, perché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza» (1 Ts 4,13). La fede nella morte e risurrezione di Gesù Cristo segna, anche in questo campo, uno spartiacque decisivo. Sempre san Paolo ricorda ai cristiani di Efeso che, prima di accogliere la Buona Notizia, erano «senza speranza e senza Dio nel mondo» (Ef 2,12). Infatti, la religione dei greci, i culti e i miti pagani, non erano in grado di gettare luce sul mistero della morte, tanto che un'antica iscrizione diceva: «In nihil ab nihilo quam cito recidimus», che significa: «Nel nulla dal nulla quanto presto ricadiamo». Se togliamo Dio, se togliamo Cristo, il mondo ripiomba nel vuoto e nel buio. E questo trova riscontro anche nelle espressioni del nichilismo contemporaneo, un nichilismo spesso inconsapevole che contagia purtroppo tanti giovani.
Il Vangelo di oggi è una celebre parabola, che parla di dieci ragazze invitate ad una festa di nozze, simbolo del Regno dei cieli, della vita eterna (Mt 25,1-13). E' un'immagine felice, con cui però Gesù insegna una verità che ci mette in discussione; infatti, di quelle dieci ragazze: cinque entrano alla festa, perché, all'arrivo dello sposo, hanno l'olio per accendere le loro lampade; mentre le altre cinque rimangono fuori, perché, stolte, non hanno portato l'olio. Che cosa rappresenta questo «olio», indispensabile per essere ammessi al banchetto nuziale? Sant'Agostino (cfr Discorsi 93, 4) e altri antichi autori vi leggono un simbolo dell'amore, che non si può comprare, ma si riceve come dono, si conserva nell'intimo e si pratica nelle opere. Vera sapienza è approfittare della vita mortale per compiere opere di misericordia, perché, dopo la morte, ciò non sarà più possibile. Quando saremo risvegliati per l'ultimo giudizio, questo avverrà sulla base dell'amore praticato nella vita terrena (cfr Mt 25,31-46). E questo amore è dono di Cristo, effuso in noi dallo Spirito Santo. Chi crede in Dio-Amore porta in sé una speranza invincibile, come una lampada con cui attraversare la notte oltre la morte, e giungere alla grande festa della vita.
A Maria, Sedes Sapientiae, chiediamo di insegnarci la vera sapienza, quella che si è fatta carne in Gesù. Lui è la Via che conduce da questa vita a Dio, all'Eterno. Lui ci ha fatto conoscere il volto del Padre, e così ci ha donato una speranza piena d'amore. Per questo, alla Madre del Signore la Chiesa si rivolge con queste parole: "Vita, dulcedo, et spes nostra". Impariamo da lei a vivere e morire nella speranza che non delude.
APPELLO
Seguo con apprensione i tragici episodi che si sono verificati nei giorni scorsi in Nigeria e, mentre prego per le vittime, invito a porre fine ad ogni violenza, che non risolve i problemi, ma li accresce, seminando odio e divisione anche fra i credenti.
Dopo Angelus
Je salue cordialement les pèlerins francophones. Dans l'évangile de ce dimanche, le Seigneur nous invite à la vigilance du cœur pour savoir chercher et reconnaître chaque jour sa présence. Face aux incertitudes de l'existence, n'ayons pas peur de nous en remettre à Lui. Donnons-lui la première place dans notre vie, et nous marcherons avec assurance vers le bonheur éternel. Que la Vierge Marie nous accompagne sur le chemin de la foi et de l'espérance ! Je vous bénis de grand cœur.
I am happy to greet all the English-speaking pilgrims and visitors present for this Angelus. In today's Gospel, Jesus invites us to be prepared, like the wise maidens, for the definitive encounter with him who will come to complete his work of salvation at the end of time. May the light of faith always guide us and may the gift of Christian love grow strong in our hearts and in our deeds as we journey to the eternal wedding feast. I wish you all a pleasant stay in Rome, and a blessed Sunday!
Ganz herzlich grüße ich alle Pilger und Besucher deutscher Sprache, heute besonders den Tölzer Knabenchor und seine Begleiter. Im Monat November denken wir gerne an unsere Verstorbenen. Wir hoffen, daß der Tod nicht das Ende ist, da Gott nicht aufhört, jeden Menschen in seiner Einzigartigkeit zu lieben. Diese Hoffnung ist wie das Licht der Jungfrauen im heutigen Evangelium. Wir leben in der Erwartung, Christus, dem Licht des Lebens, zu begegnen. Diese Spannung soll nicht in der Routine des Alltags erlöschen. Bitten wir den Herrn, daß wir auf das Öl in unseren „Lampen" achten und beständig bleiben im Gebet, im Hören des Wortes Gottes, im Empfang der Sakramente, damit wir einst am himmlischen Hochzeitsmahl teilnehmen dürfen. Gottes Geist geleite euch auf allen euren Wegen.
Saludo a los peregrinos de lengua española presentes en esta oración mariana, en particular a los fieles de la parroquia de San Agustín, de Guadalix, España, de la Arquidiócesis de Maracaibo y la Diócesis de Cabimas, Venezuela, acompañados por sus Obispos. La liturgia de este día nos hace una invitación a vivir la sabiduría de la vigilancia, para entrar en el banquete eterno. El encuentro con Dios, no se improvisa, es algo que debe recorrer la vida entera. A Dios "le encuentran los que le buscan". Recuerdo, que mañana hace un año, en Barcelona, tuve la alegría de dedicar la Basílica de la Sagrada Familia, admirable suma de técnica, belleza y fe, que concibió el Siervo de Dios Antonio Gaudí, genial arquitecto. Bon diumenge. Feliz domingo a todos.
Saúdo os peregrinos de língua portuguesa, em particular os membros do Instituto das Filhas do Sagrado Coração de Jesus, que vieram do Brasil em peregrinação aos lugares de origem da fundadora, Santa Teresa Verzeri, no décimo aniversário da sua canonização. Desejo abundantes graças divinas, às suas filhas e irmãs espirituais e aos seus devotos, para construírem a vida sobre aquela rocha firme que é Cristo vivo na sua Igreja. Deus a todos guarde e abençoe!
Lepo pozdravljam slovenske vernike iz Šmartnega v Tuhinju! Naj vas to vaše romanje okrepi, da boste prinašali v svoje okolje močno luč vere in krščanske ljubezni in boste tako vedno pripravljeni na srečanje z nebeškim Ženinom. Naj bo z vami moj blagoslov!
[Saluto cordialmente i fedeli sloveni da Šmartno v Tuhinju! Questo vostro pellegrinaggio vi rafforzi affinché portiate nei vostri ambienti la forte luce della fede e dell'amore cristiano, per essere sempre pronti ad accogliere lo Sposo celeste. Vi accompagni la mia Benedizione!]
Serdeczne pozdrowienie kieruję do Polaków. W dzisiejszej Ewangelii Chrystus przypomina nam: „Czuwajcie, bo nie znacie dnia, ani godziny" (Mt 25, 13). Idąc za przykładem świętych czuwajmy, aby nie gasły lampy naszej wiary i miłości. Wówczas będziemy mogli wyczekiwać nieznanego dnia i godziny przyjścia Pana bez lęku, a z nadzieją i pokojem. Niech Bóg wam błogosławi!
[Un cordiale saluto rivolgo ai polacchi. Nel Vangelo di oggi Cristo ci ricorda: "Vegliate, perché non sapete né giorno né l'ora" (Mt 25, 13). Seguendo l'esempio dei Santi vegliamo, affinché non si spengano le lampade della nostra fede e dell'amore. Allora potremo attendere il giorno ignoto e l'ora della venuta del Signore senza timore, ma con la speranza e con la pace. Dio vi benedica!]
Rivolgo infine un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare al gruppo di Veruno, con il Sindaco e altri amministratori, come pure ai fedeli provenienti da Rieti e da Piedimonte di Barano d'Ischia. Il pensiero oggi non può non andare alla città di Genova, duramente colpita dall'alluvione. Assicuro la mia preghiera per le vittime, per i familiari e per quanti hanno subito gravi danni. La Madonna della Guardia sostenga la cara popolazione genovese nell'impegno solidale per superare la prova. A tutti voi, cari pellegrini, auguro una buona domenica.
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